CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE: LA DECLORAZIONE DEI SOLVENTI CLORURATI

10 Marzo 2020 By 0 Comments

I solventi clorurati appartengono alla classe degli Idrocarburi Alifatici Clorurati e sono un sottogruppo dei composti organo-alogenati. Vengono impiegati soprattutto nell’industria come sgrassanti di parti meccaniche ed elettroniche, per la pulizia a secco di metalli e vestiti, come solventi e materie prime dell’industria chimico-farmaceutica.

Sono composti tossici e in alcuni casi cancerogeni ed essendo poco idrosolubili e degradabili persistono nell’ambiente contaminando le acque sotterranee. Alcuni di questi composti, infatti, hanno una densità maggiore di quella dell’acqua e sono in grado di migrare fino agli acquiferi più profondi.

A seguito di pratiche di impiego e metodi di smaltimento non appropriati i solventi clorurati sono divenuti una categoria di contaminanti praticamente ubiquitari.

Generalmente i solventi clorurati che si trovano nell’ambiente sono metani, etani ed eteni clorurati frequentemente presenti come fasi liquide non-acquose dense che tendono ad accumularsi sugli strati impermeabili sul fondo di acquiferi.

Le diverse tecnologie attualmente disponibili per la bonifica di falde acquifere contaminate da solventi clorurati sono basate essenzialmente su sistemi di Pump & Treat o, in alternativa, di risanamento in-situ come le Barriere Permeabili Reattive, il biorisanamento o l’attenuazione naturale monitorata. I vantaggi dell’uso del risanamento in-situ sono molteplici: minori costi di gestione, legati essenzialmente alle minori richieste energetiche, l’assenza di scarichi esterni da trattare e smaltire nonché un minor disturbo degli usi del suolo. Inoltre con questi sistemi avviene un’effettiva degradazione dei contaminanti piuttosto che un trasferimento di fase come nel Pump&Treat. Ci sono però alcuni svantaggi che hanno impedito sino ad ora l’utilizzo in toto dei sistemi in-situ, come a possibile difficoltà a raggiungere i valori limite richiesti per la completa bonifica delle acque sotterranee e la possibile presenza di fenomeni di contaminazione secondaria (es. accumulo di intermedi anche più tossici dei prodotti di partenza).

Dal punto di vista dell’azione microbiologica sui composti organo-alogenati, questi possono essere degradati sia mediante processi di tipo metabolico che cometabolico. Il primo caso si verifica quando il microrganismo utilizza il composto per soddisfare i propri bisogni catabolici ed anabolici, rispettivamente energetici e di carbonio organico. Nel caso di processo cometabolico la biotrasformazione avviene in maniera fortuita, senza cioè che l’organismo ne ricavi energia o materiale per la biosintesi, grazie all’azione di enzimi e/o cofattori biologici adibiti alla trasformazione di un substrato o metabolita primario.

Prima di procedere alla bonifica di un sito inquinato da solventi clorurati vengono effettuate valutazioni e caratterizzazioni del sito al fine di verificare le ipotesi di intervento attraverso misure e test. A tale scopo, specificatamente per i solventi clorurati e più in generale peri composti organo-alogenati, sono generalmente utilizzati due tipi di protocolli: il Technical protocol for evaluating natural attenuation of chlo-rinated solvents in groundwater, mirato alla verifica della possibilità che nel particolare acquifero considerato i processi di attenuazione naturale possano essere da soli in grado di raggiungere la decontaminazione del sito entro tempi accettabili e condizioni ambientali compatibili con la sicurezza. Il secondo protocollo è il RABITT “A treata-bility test for evaluating the potential applicability of the reductive anaerobic biological in situ treatment technology to remediate chloroethenes” che oltre alla valutazione della attenuazione naturale include una fase di test di trattabilità con lo scopo di determinare il potenziale per l’accelerazione della declorazione riduttiva in situ attraverso azioni specifiche come l’aggiunta di substrati riducenti.

Come tutti gli interventi di bonifica, anche quelli di solventi clorurati richiedono sempre un’approfondita conoscenza delle condizioni locali e valutazione della tipologia ed efficacia dell’intervento attraverso uno studio approfondito sin dalle fasi che procedono la messa in opera dell’intervento stesso.

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